I negozianti del centro non si sentono rappresentati

Non sono pochi i commercianti che si dicono scontenti dell'operato dell'associazione di categoria

Non sembrano pochi i commercianti udinesi scontenti della propria associazione di categoria: l'Ascom. Diversi esercenti infatti non ne fanno parte, oppure recentemente hanno deciso di non rinnovare l'iscrizione. A loro avviso si tratta di «una struttura che non offre un sostegno concreto ai suoi associati e che, probabilmente, non è in grado di interloquire in maniera efficace con i rappresentanti del potere politico». Sono in molti, poi, a dichiararsi d'accordo con Sergio Tubetti, il presidente mandamentale uscente, quando sostiene che «l'Ascom non conta». Qualcun altro, infine, si sofferma sulle responsabilità degli amministratori comunali. Ma vediamo cosa hanno detto i singoli negozianti da noi interpellati. «Ci sono sempre stati tanti problemi - afferma Alessandra Giacomelli, titolare della Vitrum - e l'Ascom non ne ha mai risolto nessuno... e mi riferisco, per esempio, ai parcheggi e ai centri commerciali. Anch'io credo, come Tubetti, che l'associazione dovrebbe avere più peso e, allo stesso tempo, dovrebbe farsi promotrice di iniziative in grado di rivitalizzare il centro». «Ho questa attività da oltre 13 anni - racconta Laura Pecorari, titolare dell'omonima pelletteria - e, per principio, non mi sono mai iscritta all'Ascom, perché non mi sento tutelata. Che cosa ha fatto per noi negli ultimi anni? Io ricordo - aggiunge - quando, nei primi anni '90, sono cominciate le polemiche sull'apertura dei centri commerciali. Dieci anni dopo vediamo che una vera e propria città commerciale è stata costruita fuori Udine: un fatto che si commenta da solo». Anche Claudio Del Favero, titolare della cartoleria Marinoni, dice di non aver mai sentito l'esigenza di associarsi. «Non ci hanno mai difeso concretamente dai centri commerciali, forse perché qualcuno ha interessi sia in centro, sia nelle periferie». Carlo Furlanetto, che gestisce da decenni un negozio di tessuti, racconta invece di aver revocato la propria adesione proprio quest'anno: «Non condivido le politiche dell'associazione - spiega -, soprattutto quelle rivolte al consumatore che non viene rispettato. A mio avviso, il commercio serio si basa su un rapporto di fiducia reciproco e non su qualche colpo grosso" occasionale, magari messo a segno nei confronti dei clienti meno esperti». Pure il negozio Specialità gastronomiche si è tolto dall'Ascom, circa due anni fa, come racconta Giuseppe Venturini che commenta: «Non arrivava un gran sostegno ai piccoli commercianti». Luciano Casarsa, anni fa, è stato consigliere Ascom, ma ora ha lasciato perdere: «Sono stufo - chiarisce - e non vedo prospettive. Da 23 anni gestisco la boutique per uomo Bazaar, ma non ritengo che l'associazione ci aiuti particolarmente. Sarebbe necessaria una sinergia con i politici locali e regionali». Secondo Lidia Trangoni, invece, basterebbe poco per porre rimedio all'unico vero problema del commercio udinese: la poca affluenza. «Bisognerebbe rendere la città più "aperta" e costruire i parcheggi necessari. Per il resto, non posso lamentarmi: la mia attività va avanti dal 1918». Il parere di Bernardina Mariani, titolare dell'omonimo negozio di intimo, è un po' diverso. «Non si possono attribuire all'associazione tutte le colpe. Secondo me questo sindaco si interessa poco della città. E soprattutto del centro, che sembra morire piano piano. Come fa l'Ascom ad operare se le manca la collaborazione dell'amministrazione locale?». Critiche severe anche in merito allo Shopping day. «Anche l'ultima volta (domenica scorsa, ndr) - afferma senza mezzi termini Monica Della Longa, proprietaria del negozio Tandem - è stato un fiasco. La gente non è abituata a comprare la domenica, preferisce fare una passeggiata con la famiglia e comprarsi un gelato». «Sono giornate gestite malamente -conferma Natalina Medves, responsabile della profum"