I bottegai dell'EZIT…

Diamo spazio ai contenuti emersi nel corso Conferenza Stampa, svoltasi venerdì 21 luglio presso la sede della Confcommercio di Trieste, nell'ambito della quale sono state illustrate, dal Presidente Antonio Paoletti, dal Vicepresidente Vicario Franco Sterpin Rigutti e dal Presidente della FIPE provinciale Francesco Deruvo, le motivazioni della forte contrarietà della stessa Confcommercio locale circa la possibilità di un nuovo insediamento commerciale in area Ezit dal quale, se realizzato, deriverebbero gravissime conseguenze per un tessuto comerciale, quello della provincia di Trieste, già in forte sofferenza in alcuni suoi comparti.
Apprendiamo che l'EZIT, il 19 giugno, ha deliberato di vendere l'immobile First, meglio noto come immobile ex Wartsila, in località San Dorligo della Valle, un fabbricato di oltre 20.000 mq. al prezzo di 4 milioni di euro più IVA, con disponibilità a cedere anche le aree necessarie alla realizzazione dei parcheggi di relazione.
Nulla di strano, si direbbe, fa parte delle finalità dell'Ente per la Zona Industriale di Trieste, che deve recuperare il capitale impiegato per l'acquisto di tale immobile.
È strano invece che, in un territorio nel quale da decenni ci viene detto quanto siano carenti gli spazi per le attività industriali, e che per tale motivo molte realtà manifatturiere, che pure troverebbero attrattiva la nostra provincia, non avrebbero mai trovato spazi adeguati, le uniche realtà ad aver manifestato interesse per l'immobile ex Wartsila siano state imprese dei settori della logistica, alberghiero, edilizia e commercio.

E, più strano ancora, è che l'EZIT abbia individuato come acquirente una società immobiliare la quale, in 13.000 mq. di superficie coperta, da realizzare previa demolizione della struttura esistente, intende insediare attività artigianali, commerciali e direzionali con prevalenza di attività commerciale".

L'EZIT avrebbe auspicato l'interessamento di società artigianali o industriali, ma, come direbbe un noto comico, "c'è grossa crisi" e gli imprenditori industriali, nostrani e non, non si possono permettere un simile investimento. 

Nonostante sia possibile l'insediamento in area EZIT di tutte le attività economiche, incluso il commercio, manca ancora il recepimento nel Regolamento delle attività insediabili nel comprensorio industriale, quindi, ad oggi, il centro commerciale non si potrebbe fare.
Il Comune di San Dorligo della Valle non ha ancora realizzato il suo Piano di settore del commercio, e non si capisce bene in base a quali parametri possa essere compatibile la realtà del piccolo centro giuliano con questa grande struttura commerciale.

Ma, come ben sanno i latini, pecunia non olet, quindi, se all'EZIT serve far cassa ci si tura il naso e si fa un bel centro commerciale, del quale il commercio locale ha un gran bisogno, perché non basteranno certamente il Giulia, le Torri d'Europa, il mega centro in valle delle Noghere, il parco commerciale di Monte d'Oro, il Silos e chissà che altro ancora.

Anche per il mega centro di Muggia, in zona ex Aquila, c'era il superiore interesse della bonifica dell'area inquinata. Ma perché quel project financing, così innovativo e sbandierato, è tutto fondato sugli introiti derivanti dalla vendita dell'area per il mega centro commerciale? Perché a pagare deve essere solo il piccolo commercio? Non c'erano grandi imprese manifatturiere interessate ad acquisire l'area?

Il progetto iniziale dell'EZIT non prevedeva la realizzazione nello stesso immobile ex Wartsila di un polo per l'innovazione tecnologica?

Non era forse con questa finalità che era stato acquistato l'immobile con i fondi pubblici a disposizione di EZIT?

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