Italia in affanno sul Recovery Fund

A poco più di un mese dalla scadenza fissata dall’UE per completare gli impegni calendarizzati per il primo semestre 2022, solo il 15,5% degli interventi può dirsi concluso, il 29, 3% risulta invece essere in dirittura d’arrivo mentre, il rimanente 55%  degli adempimenti previsti, è ancora lungi dall’essere espletato.

I nodi da sciogliere riguardano diverse questioni, dagli appalti, alla giustizia, al fisco, alla concorrenza, alla rivitalizzazione dei borghi, alla digitalizzazione.

Il rispetto delle tempistiche è infatti fondamentale per continuare a beneficiare delle risorse comunitarie messe a disposizione  del nostro Paese che ammontano complessivamente a 191,5 miliardi di Euro, tra prestiti (122,6 miliardi) e aiuti a fondo perduto (68,9 miliardi).

L’Italia , peraltro, è stata oggetto in questi giorni anche di un richiamo informale da Bruxelles sulla necessità di contenere il debito pubblico anche a fronte di una crescita del PIL che, in riferimento all’anno in corso, si annuncia alquanto  ridimensionata (+2,4%) rispetto alla proiezioni precedenti anche a seguito del rincaro di materie prime e prodotti energetici che stanno incidendo su tutti i segmenti produttivi. In linea con il 2021, invece, sempre in termini previsionali, il tasso di disoccupazione (9,5%), fra i più alti in ambito UE mentre l’inflazione, quasi certamente,  rimarrà ancorata anche nel secondo semestre attorno al 6%, fattore che determinerà pure nel prosieguo del 2022 una scarsa dinamicità dei consumi.

 

“Il Piccolo”, pagg 4/5; “Messaggero Veneto”, pagg. 2/3