FVG, più lavoro ma meno stabilità

Tra gennaio e marzo, le assunzioni in FVG sono state oltre 73mila, con un incremento del 6,6% su base tendenziale ed un saldo positivo, fra nuovi ingressi e cessazioni, di circa 21 mila unità.

A renderlo noto è l’Osservatorio regionale sul settore che spiega tuttavia come, tali dinamiche, siano da ascrivere soprattutto al lavoro parasubordinato (+55%)  e a quello intermittente ( +13,4%). Dettagliando ulteriormente, si è assistito ad una crescita dell’apprendistato ( +2,7%) e dei contratti a termine ( +3,3%) mentre sono risultati essere in flessione quelli a tempo indeterminato (-5,7%) e i rapporti interinali (-10,6%).

Il trend positivo è stato alimentato in particolar modo dal terziario (+11,7%), performance di cui sono stati artefici soprattutto ristorazione ed alberghiero (circa +20%) mentre, per manifatturiero (-13%) e costruzioni (-3,2%) il bilancio è stato negativo.

Il Report fa anche sapere come, dell’incremento delle assunzioni, ha beneficiato più la componente maschile (+7,1%) che quella femminile (+5,9%). Guardando invece all’immediato futuro, ossia al trimestre maggio-luglio, le stime previsionali di Excelsior Unioncamere, condivise anche dallo stesso Osservatorio,  valutano che, in FVG, ci saranno circa ulteriori 32mila nuove assunzioni, concentrate, anche in questo caso, nel terziario (70%) che distanzierà di molto il manifatturiero (30%).

Analisi camerale e regionale sono concorsi pure sul persistere delle difficoltà, da parte delle imprese, di reperire personale, azione ritenuta problematica dal 55% delle aziende, specie se alla ricerca di ingegneri (81,8%), tecnici informatici e delle telecomunicazioni (78,5%), del segmento ingegneristico  medesimo settore (78,3%) e di quello sanitario ( 77%).

Sul versante degli addetti, invece, un’analisi di Job Pricing fa notare come, nel nostro Paese, l’unico in Europa nel quale i dipendenti guadagnano meno rispetto al 1990 a seguito della diminuzione dei salari reali, oltre il 62% dei lavoratori interpellati si dice insoddisfatto del proprio stipendio, con il 55,7% delle imprese che, a giudizio degli intervistati, non ha fatto alcuna azione per tentare di contrastare l’erosione degli emolumenti derivante dall’inflazione.

 

“Messaggero Veneto”, pagg. 2/3; “Il Piccolo”, pag. 18