La spada di Damocle rappresentata dai dazi, che potrebbe ridurre ulteriormente un export già in difficoltà, almeno in diversi suoi segmenti, la picchiata demografica, conti pubblici ancora fragili e l’inarrestabile flessione della produzione industriale, in calo da 25 mesi e confermata anche dal mese di marzo, con un decremento dell’1,6% su febbraio e dell’1,1% a livello tendenziale.
Queste le principali criticità ravvisate dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), rilevate nell’ambito della redazione del report annuale Article IV, che rendono incerto il futuro economico dell’Italia, nonostante una crescita dello 0,3% del PIL nel primo trimestre su base congiunturale e una certa apertura del credito alle famiglie.
Fra le altre componenti frenanti lo sviluppo, la partecipazione femminile al lavoro, alquanto inferiore rispetto alla media UE, il marcato tasso di inattività occupazionale del Mezzogiorno, che accentua il gap tra le regioni del Nord e del Sud Italia e gli sforzi ancora troppo esigui per contenere il deficit pubblico che, entro il 2027, dovrebbe raggiungere un avanzo del 3% del PIL per contenere i rischi di crisi per il Paese.
“Messaggero Veneto”, pag. 22;