Confcommercio, ancora lontani da un’effettiva crescita

Nonostante la positiva variazione del PIL (+1,5%) del 2017, la quarta consecutiva, per l’Italia, al 25° posto su 26 nella graduatoria dei Paesi europei quanto a crescita economica dell’ultimo triennio, la via che porta ad un’effettiva crescita è ancora lontana e gli ultimi scenari congiunturali non lasciano troppo spazio all’ottimismo.

Questi i tratti generali dello scenario offerto dall’ultimo Rapporto sulle Economie di Territoriali di Confcommercio e presentato al forum nazionale svoltosi a Cernobbio.

Per l’Ufficio Studi di piazza Belli, ad indurre le stime previsionali alla cautela sono essenzialmente tre fattori, primo dei quali il fatto che le dinamiche, per quanto positive, vanno identificate in termini di ripresa e non di crescita  poiché  non hanno portato   ad una fase espansiva del ciclo economico che permette di superare i picchi raggiunti in

precedenza in un arco di tempo comparabile con quello in cui si e verificata la recessione.

Secondariamente il Report fa rilevare come  il Prodotto non abbia mai raggiunto dal 2014, anno d’inizio della fase di recupero, un tasso di variazione annuale pari o superiore al 2%, un fattore cui va aggiungersi, terzo elemento negativo, il rallentamento dell’economia italiana nel suo complesso nell’arco degli ultimi trimestre del 2017.

Confcommercio inoltre  evidenzia il notevole gap sussistente fra il Nord ed il Sud del Paese, con la necessità improcrastinabile di misure ed interventi, adeguati ed incisivi in particolar modo nel Meridione, quanto ad accessibilità del territorio, sburocratizzazione, legalità ed occupazione.

Sotto il profilo previsionale, si stima che, il 2018, dovrebbe assistere ad una crescita attorno all’1,2% mentre, l’anno a seguire, vedrà con ogni probabilità un rallentamento della stessa ( 1,1%).

Circa i consumi, l’aumento si aggirerà attorno allo 0,9%  nel 2018  e non dovrebbe superare  l’1% nel  2019.

A margine della presentazione del Rapporto, è stato auspicato anche un rapido raggiungimento di un quadro di stabilità politica dal quale derivino programmazione economica ed azioni e di sviluppo  che tengano conto delle esigenze delle imprese, e di quelle del terziario in particolare, in quanto elemento di fondamentale valenza per l’economia e l’occupazione del Paese.