Eti, si accende la privatizzazione

FUMO BLU Firmato l'accordo di distribuzione con Philip Morris Ente Nazionale Tabacchi: il bando di gara è pronto e sarà pubblicato a giorni. Cinque candidati per 1,3 miliardi di euro Il braccio di ferro è stato lungo e tormentato, ma alla fine l'accordo è arrivato. Il consiglio d'amministrazione dell'Eti (Ente nazionale tabacchi spa) il 31 gennaio ha ratificato il contratto con la multinazionale Usa Philip Morris, l'azienda che produce le Marlboro. L'intesa vale il 60% del mercato italiano delle «bionde» e consente al ministero dell'Economia di far partire la privatizzazione del monopolio di «toscani» e sigarette. Un passo già compiuto dagli altri Paesi Ue. Il bando di gara è già pronto e, a quanto si apprende, la pubblicazione dovrebbe essere questione di giorni. Dopodiché partiranno le manifestazioni d'interesse e la scelta del vincitore dovrebbe avvenire con trattativa privata. I candidati in pista sono almeno cinque e le cifre in gioco sono notevoli: le indiscrezioni parlano di almeno 1,3 miliardi di euro (circa 2.500 miliardi di lire). Il mercato italiano delle sigarette è il secondo in Europa dopo quello tedesco e vale ogni anno 12,65 miliardi di euro (di cui la metà in tasse). Un flusso di denaro che transita tutto dalle casse del distributore, cioè l'Eti. «L'accordo che abbiamo raggiunto la scorsa settimana - spiega il presidente e amministratore delegato della società, Maurizio Basile - con Philip Morris da un lato e 580 gestori privati di magazzini dall'altro, crea valore per gli azionisti e garantisce la stabilità futura della società». Il contratto è triennale e assicura il 60% del fatturato di distribuzione di Eti: 16 milioni di chili di sigarette con i marchi Marlboro e Diana. «La trattativa è stata lunga e difficile - prosegue Basile - perché c'erano diversi problemi da superare. Siamo passati da un contratto su licenza, di tipo pubblicistico, a uno di "produzione per conto", di tipo privatistico, che segna di fatto la fine del monopolio e l'ingresso definitivo di Eti nella fase imprenditoriale». Il nuovo contratto ha comportato un ridimensionamento dei ricavi. La richiesta della multinazionale delle Marlboro era di allineare le tariffe di distribuzione a quelle del resto d'Europa. «I prezzi che abbiamo definito - spiega Basile - ci pongono nel contesto della concorrenza europea. Il piano di ristrutturazione, realizzato all'80%, ci consente di avere una struttura di costi tale da supportare tariffe competitive e salvaguardare la redditività». Il sacrificio occupazionale è stato rilevante: i dipendenti al termine del 2002 scenderanno a 3.300 da 5.700 che erano. Per la fine del 2002 il numero uno dell'Eti ha preventivato una flessione del fatturato a 630 milioni di euro, di cui 143 arriveranno dalla sola Philip Morris. Nel 2001 erano stati 817 e dalla multinazionale americana ne erano arrivati 298. La diminuzione delle entrate non abbatterà la redditività: per il 2002 Basile ha previsto un margine operativo lordo di 173 milioni di euro contro i 183 dell'anno precedente. Per favorire le procedure di privatizzazione il bilancio 2001 è stato ufficialmente chiuso dopo nove mesi con un utile record che ha permesso lo stacco di un superdividendo all'azionista-governo di 119 milioni di euro. Per la dismissione è attesa una lotta all'ultimo rilancio. «Il nostro - sottolinea Basile - è un business con flussi di cassa interessanti». Proprio questa ricchezza consente ai competitor stranieri che si presenteranno alla gara di concorrere da soli, mentre i pretendenti italiani sono raggruppati in una cordata. I colossi esteri che mirano all'Eti sono quattro: British American Tobacco, il gruppo franco-spagnolo Altadis, la Japan Tobacco e gli inglesi di Gallaher (che hanno appena conquistato Austria Tabak). Poi c'è la cordata italiana, molto folta, che si muove sotto la regia di Gianfilippo Cuneo. Si chiama Imprenditori Associati e tra i partecipanti conta Diego Della Valle, Luca Cordero di Montezemolo, De Agos