FVG resiliente, ma anche in regione preoccupa il caro vita

Nonostante la congiuntura economica delicata, dovuta dal protrarsi di inflazione, rincari di materie prime ed energetici che, per Bruxelles, limiteranno allo 0,9% a fine 2023 la crescita del Pil italiano, una futura politica economica economica comunitaria dai connotati ancora incerti e una Legge di Bilancio governativa  dalle risorse esigue, il Friuli Venezia Giulia si dimostra essere un hub produttivo più reattivo di altri e con prospettive promettenti.

A sottolinearlo ieri, a margine del confronto svoltosi con alcune associazioni datoriali, è stato Sergio Emidio Bini, assessore alle Attività Economiche e al Turismo che ha evidenziato peraltro anche la crescente valenza del terziario, che ad oggi garantisce circa il 70% della crescita economica regionale e che potrà beneficiare, entro la fine dell’anno, di alcuni bandi per un importo complessivo di circa 13 milioni di Euro.

Bini, per quanto le dinamiche degli ultimi trimestri siano state meno brillanti di inizio 2023, ha pure rimarcato sia la buona tenuta dell’export che l’apprezzabile tasso di occupazione del FVG, di poco al di sotto del 70%, percentuale superiore a quella della media nazionale.

Al di là di ciò, tuttavia, anche in regione, il caro vita inciderà sui costi dei consumi autunnali delle famiglie a seguito dell’impennata del carrello spesa (+9,6%), dei carburanti, dei mutui e degli affitti e degli incrementi attesi per energia, gas, cure mediche e materiali legati all’istruzione obbligatoria, che si tradurranno in un onere complessivo di circa 2.900 Euro a nucleo, oltre 250 in più rispetto allo stesso periodo del 2022.

 

“Messaggero Veneto” e “ Il Piccolo”,  pagg. 2/3/4/5/6