Confcommercio, sul dumping contrattuale l’Italia segua l’esempio di Germania e Francia

Consistenza, tipologie ed effetti del dumping contrattuale su economia, lavoratori e imprese del terziario, con un raffronto tra lo scenario del nostro Paese e quello di Francia e Germania ed una panoramica delle proposte formulate da Confcommercio al fine di combattere tale fenomeno

Questi i temi affrontati nel corso di un incontro, svoltosi presso la Confcommercio nazionale, nell’ambito del quale, è stato in primis ricordato come la presenza di accordi pirata stia assumendo proporzioni sempre maggiori, andando a minare le regole della concorrenza, svalutare il lavoro e ad alimentare disparità sia tra le imprese che fra gli addetti.

Uno scenario che ha peraltro indotto di recente la Confederazione a rinsaldare il dialogo con le organizzazioni sindacali e, al contempo, a sollecitare adeguata attenzione al riguardo da parte del Governo per impedire l’applicazione di contratti “sottocosto”.

Per arginare il fenomeno, all’Esecutivo sono già state avanzate alcune proposte. Fra queste, l’invio di comunicazioni obbligatorie a tutte le sedi istituzionali del contratto applicato, il possesso di un’effettiva rappresentatività dei soggetti firmatari, il potenziamento degli strumenti di vigilanza e di monitoraggio ed il rafforzamento della bilateralità quale strumento di certificazione della qualità contrattuale.

A seguire è stata presentata un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio che ha offerto un quadro dettagliato appunto sui cosiddetti "contratti pirata" e sul dumping contrattuale. A questo proposito, è emerso come i contratti nazionali depositati risultino essere oltre 1.000, di cui più di 250 relativi al terziario, con solo una parte dei medesimi sottoscritta da organizzazioni realmente rappresentative.

L’indagine, restringendo il focus sullo stesso terziario, ha quindi puntualizzato come la stragrande maggioranza dei lavoratori sia tuttavia coperta da pochi contratti principali, su tutti quello di Confcommercio, che interessa circa 2,5 milioni di addetti ed è il più applicato in Italia. Lo studio ha fatto poi rilevare come siano circa 200 gli accordi firmati da sigle minoritarie, che  coinvolgono circa 160mila dipendenti e 21mila aziende, per lo più microimprese e cooperative, ubicate soprattutto nel Mezzogiorno.

Il Report ha di seguito dettagliato come un dipendente appartenente ad un’azienda che abbia sottoscritto un contratto sottocosto, rispetto ai colleghi più tutelati, possa perdere fino a 8mila euro lordi l’anno, non usufruisca di indennità e welfare integrativi, debba sottostare ad orari più lunghi e meno regolamentati e goda di una ridotta copertura quanto a malattia e infortunio. L’analisi ha anche prestato attenzione al divario sussistente, circa la presenza del dumping contrattuale, tra l’Italia ed altri Paesi europei, soffermandosi in particolar modo sulla realtà tedesca e su quella francese. In Germania, tale criticità è stata circoscritta grazie soprattutto alla "Tarifautonomie", la quale prevede criteri stringenti di rappresentatività e meccanismi di estensione erga omnes dei contratti che impediscono il ribasso competitivo mentre, in Francia, la legislazione, oltre a riconoscere la validità solo dei contratti firmati da organizzazioni che rappresentino almeno il 50% dei lavoratori di un comparto, contempla pure la possibilità di una loro estensione a tutto il settore interessato a mezzo decreto.

 

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