Confcommercio, in 8 anni addio a oltre 400 negozi

Stagnazione dei consumi, e-commerce, calo demografico e grande distribuzione hanno lasciato vistose cicatrici sul volto della rete commerciale tradizionale locale.

A sentenziarlo è un’indagine, elaborata da Confcommercio su dai forniti dall’Istituto Tagliacarne, che evidenzia come, dal 2012 al 2020, a Trieste, il commercio al dettaglio abbia assisto alla scomparsa di 413 punti vendita, passati da 1887 a 1474, con un decremento assai più marcato nei rioni e nelle periferie (-356) piuttosto che nel centro storico (-57).

A soffrire sono stati soprattutto alcuni segmenti del settore, in primis i punti vendita specializzati di merci varie, passati da 710 a 527 (-183) e quelli afferenti agli articoli culturali e/o ricreativi, ridottisi di 74 unità (da 222 a 148).

Calo anche per il settore food (alimenti e bevande), con 23 punti vendita in meno (da 246 a 223) e, più marcato, per i negozi specializzati in articoli ad uso domestico, scesi da 223 a 165 (-53).

La vicinanza con la Slovenia  ha inciso sulla densità di rivendite di tabacchi ( -18, da 84 a 66) e stazioni di servizio di carburanti, con 10 impianti in meno (da 28 a 18).  Bilancio più pesante invece per il commercio ambulante, testimoniato dalla scomparsa di 42 imprese (da 137 a 95), un’emorragia da ascrivere soprattutto alla scomparsa degli operatori nelle aree rionali (da 136 a 93).

Il costante incremento dell’appeal turistico del bacino giuliano ha invece avuto riflessi positivi sul comparto alberghiero, passato da 70 a 116 unità produttive, senza peraltro scordare alcune nuove realtà di recente riattivazione e le progettualità in fase di realizzazione. In lieve flessione invece i ristoranti e i bar (da 1.041 a 1.027).

Lo scenario delineato dal Report, per Antonio Paoletti, presidente della Confcommercio giuliana, richiede a gran voce interventi mirati a supporto delle attività di vicinato, fondamentali non solo in termini produttivi ed occupazionali, ma anche sotto il profilo della vivibilità di rioni e periferie e dell’appeal turistico di centri storici ed urbani nei quali, un’offerta commerciale variegata, diversificata e di qualità, è un elemento essenziale.

Fra le misure auspicate azioni che incrementino competitività ed innovazione delle imprese, il varo di piani urbanistici che prestino attenzione consona al commercio e alle sue esigenze, miglioramenti quanto a mobilità, arredo urbano e infrastrutture, incentivi per l’insediamento di poli attrattori e potenziamento della rete dei servizi a beneficio di residenti e visitatori.

 

“Il Piccolo”, pagg. 1/20/21; “Primorski Dnevnik”, pagg. 1/7