Le cicatrici del Covid sul terziario

La pandemia ha segnato profondamente anche quel settore, il terziario di mercato, che, sino a febbraio dello scorso anno, era il motore non solo produttivo, ma anche occupazionale del nostro Paese, con ben 3 nuovi milioni di posti di lavoro creati nell’arco di appena quattro anni (2015/2019).

Il blocco delle attività produttive nel 2020, nel raffronto tendenziale, ha determinato infatti, in base ad un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio nazionale, una forte riduzione della quota di valore aggiunto (-9,6% ), con punte ben più marcate per i segmenti maggiormente colpiti dalle restrizioni, su tutti alloggio e pubblici esercizi (-40,%), cultura e spettacolo (-27%) e trasporti (-17%).

Trend, questi ultimi, che hanno contribuito nella misura dell’83%, circa 107 miliardi di Euro,  alla perdita complessiva dei 130 miliardi di Euro di consumi, da cui è derivata la scomparsa di 1,5 milioni di posti di lavoro, assottigliamento che potrebbe essere ancora più consistente considerato il rischio di prossima chiusura per non meno di 250 mila unità produttive del terziario.

Uno scenario, quello emerso dal Report, che è stato occasione per ribadire, da parte del presidente di Confcommercio nazionale, Carlo Sangalli, l’assoluta necessità di maggiore attenzione e più risorse per le esigenze del comparto senza le quali la ripartenza sarà molto più lenta e fragile per l'intero apparato produttivo ed occupazionale del Paese

 

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