Il crollo dei consumi spazza via quasi 200 mila botteghe e piccoli negozi

Tra il settembre 2007 e quello del 2018, in Italia, le aziende e botteghe artigiane sono diminuite di 178mila e 500 unità  (-12,1%) mentre, i piccoli negozi, hanno fatto registrare un decremento di quasi 30mila realtà (-3,8%).

Per quanto riguarda le botteghe artigianali, secondo il Report realizzato da un Ufficio Studi specializzato, il settore si è assottigliato soprattutto in Sardegna (-19,1%), in Abruzzo ( -18,3%) e nell’Umbria ( -16,6%) mentre, in relazione al segmento del commercio di vicinato, le perdite maggiori si sono registrate in Valle d’Aosta ( -18,8%), Piemonte (-14,2%) e Friuli Venezia Giulia (-11,6%).

Lo scenario è stato determinato soprattutto dalla crisi dei consumi, scesi di 21,5 miliardi negli ultimi dieci anni, con non più di 1.000 miliardi di spesa lo scorso anno che, comunque, rappresentano la parte più consistente del Pil (60,3% del totale).

Sempre in relazione alle spese, il Report dettaglia anche come la contrazione delle famiglie sia quantificabile, dal 2007 al 2018, in 1.572 Euro annui al Sud (131 Euro su base mensile), in 936 al Nord ( 78 Euro al mese) e in 372 Euro ( 31 su base mensile) al Centro.

Le dinamiche negative, sempre dal 2007, l’ultimo anno antecedente l’inizio della crisi, al 2018, hanno avuto ovviamente pesanti riflessi sulle vendite al dettaglio (che sono il 70% dei consumi delle famiglie italiane)  in termini di valore dei negozi rionali ( -14,5%), cui ha fatto contraltare l’incremento di quello afferente la GDO ( +6,4%).

Circa le funzionalità di spesa, negli ultimi dieci anni, la flessione più importante ha toccato l’acquisto di beni ( -10,3%), specie quelli non durevoli (-13,6%), quali ad esempio i prodotti per la casa e i medicinali, con una diminuzione alquanto inferiore, invece (-4,5%) per quelli semidurevoli (abbigliamento, calzature) e durevoli (automobili elettrodomestici, arredamento (- 2,8%).