Confcommercio, rigenerazione urbana essenziale per tutelare il piccolo commercio

Negli ultimi undici anni, a Trieste, hanno abbandonato il mercato 522 esercizi commerciali al dettaglio, in quanto dalle 2118 attività censite all’inizio del 2008, si è passati alle 1596 di fine dicembre 2019.

“Uno scenario - spiega Antonio Paoletti, presidente di Confcommercio Trieste – che si pone sulla scia delle dinamiche registrate un po’ in tutta Italia ed anche negli altri ambiti provinciali del Friuli Venezia Giulia dove, sempre in questo periodo, sono andate perdute 253 realtà produttive, 106 a Gorizia, 84 a Udine e 63 a Pordenone”.

Il depauperamento maggiore è quello che ha interessato le aree al di fuori dai centri storici, con la perdita di ben 463 punti vendita, una contrazione assai più accentuata rispetto a quella verificatasi nelle zone centrali dove l’assottigliamento è stato di “sole” 59 unità produttive.

I comparti maggiormente colpiti sono stati i punti vendita di articoli vari (-265 unità, da 846 a 581), di alimentari/bevande (-54 esercizi, da 269 a 215) e di prodotti per la casa (-48, da 237 a 189).

“Tali dinamiche – riprende Paoletti – sono frutto di diversi fattori, in primis una pressione fiscale insostenibile per le micro e piccole imprese, ma di certo hanno inciso, anche su questo segmento, la crescita dell’e-commerce e le molte aperture di strutture della GDO delle quali hanno infatti sofferto, come evidenziano i dati, soprattutto le botteghe alimentari rionali”. Un quadro che, per il presidente di Confcommercio, deve necessariamente indurre all’avvio di nuove politiche ad ampio spettro

“Se l’eccessivo peso tributario, la burocrazia, le difficoltà di accesso al credito, potrebbero essere in qualche misura almeno arginate con misure ad hoc, se il web non si può di certo oscurare – sottolinea Paoletti – si deve allora guardare ad altre soluzioni normative che non siano tuttavia azioni tampone o interventi spot, ma sappiano invece affrontare la problematica alla sua radice. In quest’ottica, sarebbe ad esempio prioritaria un’azione di rigenerazione e riqualificazione dei centri urbani, con particolare attenzione alle aree periferiche, che non solo rivitalizzerebbe il tessuto produttivo presente, ma contribuirebbe pure alla fruibilità sociale degli spazi comuni, alla sicurezza dei luoghi e ad evitare quella desertificazione dalla quale spesso derivano degrado sociale ed emarginazione.

Proprio in quest’ ottica – prosegue il presidente di Confcommercio - d’intesa con l’amministrazione comunale, stiamo lavorando per dare massima attenzione alle esigenze e alle criticità dei negozi di prossimità di quartieri e frazioni che, soprattutto in una città di età anagraficamente avanzata come la nostra, hanno una valenza non solo economica od occupazionale, ma sono anche un’opportunità di integrazione sociale”

A soffrire, tuttavia, non sono state sole le attività stanziali, ma anche gli operatori economici dell’ambulantato, passati da 192 a 103 (-89), un’emorragia che ha colpito soprattutto, pure in questo caso, le zone rionali e/o periferiche.

Ben diverso, invece, lo scenario afferente soprattutto gli alberghi e, in parte, pure i pubblici esercizi, con un incremento complessivo di 54 unità (da 1.141 a 1.195), sia nel cuore della città che in altre zone.

Nel dettaglio, locomotiva della crescita, come accennato, sono stati gli alberghi, eloquente testimonianza del costante lievitare dell’appeal turistico della città, una peculiarità di chiara importanza anche sotto il profilo occupazionale, considerata la significativa capienza ricettiva di molte delle nuove strutture.

Dai 77 alberghi del 2009 (10 nel centro storico e i rimanenti in altre aree) si è passati infatti ai 116 attuali (25 nel cuore del capoluogo regionale e 91 in altre fasce territoriali), con la prospettiva peraltro di nuove aperture nei prossimi mesi.

“Sicuramente la crescita del comparto ricettivo è la logica conseguenza di una sempre maggiore frequentazione della città – fa notare Guerrino Lanci, presidente della Federalberghi giuliana – un trend che però andrebbe consolidato e rafforzato sia attraverso il mantenimento di una residenzialità effettiva nel centro cittadino in quanto, il visitatore, vuole sentirsi parte di una città “vera”, sia calendarizzando eventi e manifestazioni di livello nell’arco di tutti i dodici mesi affinchè Trieste divenga un polo di riconosciute attrazione e fruibilità durante l’intero anno e non solo da aprile a fine ottobre”.

Il turismo ha ovviamente contribuito al bilancio positivo legato a pubblici esercizi e ristorazione, con un sensibile incremento del numero di imprese del settore in particolar modo nelle aree di maggior passaggio dei flussi turistici.